Riflessioni di Cambiamento
n. 8
ANCORA SULLA MEDIAZIONE FAMILIARE
Il modello sistemico pluralista in Spazio Cambiamenti
di Angela Ottelli
Il processo di mediazione familiare secondo il modello sistemico pluralista da me abbracciato è così strutturato: fase di consulenza con un primo contatto e un primo incontro di consulenza, momenti nei quali prende avvio l’analisi della domanda alla quale segue la proposta di un percorso di mediazione o l’invio ad altri professionisti; il percorso di mediazione vero e proprio invece riguarda i veri e propri incontri di mediazione, la negoziazione e la stesura degli accordi.
Il primo step che si incontrerà riguarda proprio l’analisi della domanda. È raro trovarsi di fronte una coppia che chiede una mediazione familiare avendo ben chiaro che cosa questa significhi. È più facile trovare famiglie coinvolte in un processo di separazione e che
formulano richieste di vario tipo: non sappiamo se separarci o meno; vogliamo separarci ma abbiamo bisogno di un aiuto per i figli e via dicendo. È inoltre frequente che non sempre la richiesta esplicita corrisponde a quella autentica, ma inesprimibile. È quindi fondamentale
fare un’accurata analisi della domanda che include anche una valutazione della mediabilità della coppia. Si tratta sostanzialmente di arrivare a definire il problema dal punto di vista dei singoli membri della coppia e stabilire con loro un contratto iniziale sulla base di una
definizione condivisa o perlomeno, nel caso non fosse possibile, sulla base della necessità di effettuare un percorso per arrivare a tale definizione. Quando il mediatore e la coppia giungono alla definizione condivisa del problema e alla individuazione dell’intervento
appropriato, sarà necessario valutare se il percorso potrà essere fatto da chi ha condotto l’analisi della domanda (mediatore familiare) o, alla luce della situazione, procedere a un invio (ad esempio a una terapia di coppia).
Durante il primo colloquio, che consideriamo parte del percorso di consulenza, dovremo mettere a conoscenza entrambi i partner dei contenuti già passati al mediatore (ad esempio la telefonata) da uno dei due per permettere d’iniziare il percorso di consulenza da un punto di partenza condiviso. Si può procedere poi con l’analisi dei due punti di vista circa il problema. È utile procedere anche con l’iniziale esplorazione di alcune aree relative alla fase in cui la coppia si trova: a una separazione legale avvenuta anche da molto tempo può non corrispondere una separazione psicologica. Le altre aree da esaminare riguardano i figli, le famiglie di origine e la formazione della coppia tenendo comunque ben presenti i confini e l’obiettivo del colloquio: il nostro obiettivo in questa fase di consulenza è quello di capire quale sia il percorso più utile che la famiglia può fare rispetto alle proprie difficoltà.
La fase di mediazione: dopo essersi accordati su argomenti e questioni oggetto della mediazione si procede a un’intervista individuale alla presenza dell’altro. È la fase centrale della mediazione alla quale solitamente si dedicano un paio di incontri, ed è propedeutica alla
negoziazione vera e propria. Ognuno dei coniugi in questa fase ha il suo spazio, definito e protetto al quale l’altro partecipa in silenzio, ascoltando. Gli interventi sono consentiti solo se arricchiscono e precisano o aggiungono richieste di chiarimenti, rifiutati se contestano o
invadono lo spazio personale. Il percorso di mediazione che coinvolge a vario titolo dei figli, ha come obiettivo il raggiungimento degli accordi sulle questioni che i due genitori decideranno di inserire nel piano di lavoro e che potranno riguardare la riorganizzazione delle relazioni familiari in merito alle responsabilità genitoriali, all’affidamento dei figli, ai modelli educativi e alle risorse economico-finanziarie.
La fase che può essere definita di negoziazione vera e propria giunge al termine del percorso che ha visto i coniugi spostarsi progressivamente dalla posizione di contrapposizione reciproca di richieste a quella di genitori impegnati a definire un problema congiunto a cui ricercare soluzioni. La definizione del problema è avvenuta insieme attraverso la rappresentazione delle esigenze dei genitori e dei bisogni dei figli tramite la loro possibile convocazione. Si potrà quindi procedere nell’ideare opzioni, valutarle e contrattarle attraverso la modalità del brainstorming: una sessione di lavoro in cui i genitori sono invitati a pensare comunicare tutte le soluzioni possibili rispetto al problema, mescolandole rappresentando così il lavoro unitario della coppia non la somma di due liste, mantenendo l’unica regola del divieto di giudizio o commenti sulle soluzioni proposte. Sospendere il giudizio concede la possibilità di prendere in considerazione più soluzioni ed esprimere posizioni delle quali magari non si ha il coraggio di parlarne perché ci si vergogna o si teme l’effetto sull’altro. A questo punto il mediatore cercherà di comporre con gli elementi forniti dai genitori delle proposte di accordo sui singoli punti che includano delle convenienze
reciproche, cercando di fare delle formulazioni bilanciate.
La negoziazione si conclude con la definizione degli accordi. Questa fase implica la possibilità di stendere insieme, verificandole, le soluzioni possibili ed eventuali le alternative qualora non venga trovata una soluzione apparentemente soddisfacente per entrambi.
Tutto il percorso di mediazione ha inoltre il compito di restituire ai clienti l’immagine di una coppia di genitori che trova soluzioni, le verifica e le cambia di fronte al sopraggiungere di novità. Così facendo la mediazione costituisce laboratorio e metafora della nuova relazione genitoriale che si va costruendo. Decidere e prendere degli accordi prevede un confronto diretto con la componente emotiva e simbolica legata a queste azioni: il taglio, la perdita da elaborare, far fronte al vuoto, il lutto per la separazione. La redazione stessa degli accordi finali può essere fatta in modo diverso e creativo, a seconda della tipologia di coppia che si ha di fronte: la scrittura diretta del mediatore sulla base delle indicazioni dei genitori oppure il mediatore che incarica direttamente i genitori di farlo. Gli accordi presi andranno scritti sotto forma di punti sui quali i genitori hanno trovato un consenso e che vanno sottoposti al vaglio dei legali. Il linguaggio usato deve essere il più possibile semplice e chiaro, espressione della cultura familiare di entrambi.